Echi di un lontano passato si levano tra le colline intorno a Trissino, latori di una antico retaggio storico e culturale ancora radicato in questa regione. Ultima propaggine dei Monti Lessini, delimitata ai lati dalla Valle dell'Agno e dalla Valle del Chiampo, la dorsale su cui sorge il territorio di Trissino (paese in provincia di Vicenza) risulta abitata sin da epoca paleoveneta.
Numerosi ritrovamenti archeologici attestano una presenza radicata di popolazioni celtiche, appartenenti al gruppo dei Galli Cenomani, che già dal V sec. a.C. entrarono nella regione a piccoli gruppi stanziandosi e radicandosi nel tempo con villaggi, santuari, attività commerciali e necropoli.
Ma a differenza di quanto avvenuto nel resto dell'Italia settentrionale l'integrazione si delineò in maniera mite e spontanea, a beneficio della nuova comunità che si andava costituendo.
Il rapporto di non belligeranza che si istituì in queste terre e che vide coesistere elementi culturali Retici, Celtici e Paleoveneti, caratterizzerà anche le relazioni con i nuovi interlocutori forti: i Romani, che dal III-II sec. a.C. iniziarono la romanizzazione del territorio.
Ora questa predisposizione ad una convivenza non conflittuale ma armonica sembra oggi riflettersi -quasi come naturale traslazione- in ambito enoico, proponendoci una platea ampelografica variegata e coesa, specchio di una natura in grado di rappresentare e valorizzare le diverse peculiarità dei singoli vitigni che qui per suolo e clima riescono ad esprimere personalità proprie e distintive.
In quest'ottica la Società Agricola Dalle Ore incarna appieno lo spirito di adattamento spontaneo che aleggia su questi colli, trasferendo in bottiglia quanto ereditato e appreso dall'agricoltura locale dal forte significato cultuale. Un'agricoltura appunto che vede nelle manifestazioni della natura una fonte di esperienze e sapere, facendo della copresenza di realtà diverse un punto di forza, specchio di una volontà cosciente e coscienziosa.
L'azienda nasce ai primi del '900 quando Girolamo Dalle Ore, di ritorno dalla Germania, acquista una tenuta sulla collina a nord-ovest di Trissino, in località "La Bertolà", dando voce al grande amore per la sua terra e all'innata passione per la vite e i suoi frutti.
Nel rispetto delle antiche tradizioni agricole della zona ma con spirito innovatore volto al conseguimento di prodotti di qualità, inizia a diversificare le colture affiancando agli originali Garganega, Durella e Raboso Veronese, vitigni d'oltralpe tipici quali Cabernet Franc, Pinot Nero e Riesling, spesso incontrando lo scetticismo e le critiche dei compaesani: come per il Riesling (importato dopo il suo soggiorno in Germania), ritenuto dai più non idoneo ed adatto al territorio. Eppure mai scelta fu più azzeccata: l'esposizione della costa su cui si ergono i filari unitamente ad una ventilazione particolarmente benefica, permettono la crescita di grappoli sani e vigorosi in grado di dar vita a vini di innegabile qualità.
Nel corso degli anni la tenuta cresce modificando il parterre di vitigni, che assume sempre più un aspetto internazionale con conseguente abbandono delle varietà autoctone.
Questo sino al 2007 quando Marco Dalle Ore (pronipote di Girolamo) prende in mano la gestione dell'azienda di famiglia con la convinzione e la volontà di riportare in auge le cultivar di una volta: Durella e Garganega.
Primus inter pares, la Durella è il vitigno simbolo della Lessinia, i cui grappoli si caratterizzano per la buccia particolarmente coriacea e tannico-pruinosa, dotato di una naturale acidità sostenuta e arricchita dalle proprietà minerali di questi terreni vulcanici. Il che ne fa un'uva particolarmente adatta alla spumantizzazione, in grado di reggere lunghi periodi di sosta sur lie e mantenendo una bolla fine e persistente, sebbene per lungo tempo sottovalutata ed usata più che altro per tagliare vini poco freschi.
La Garganega, che qui veniva chiamata "nettare dorato", trova ugualmente in questi suoli un habitat perfetto per una crescita vigorosa e produttiva. Ma a differenza di quanto accadeva nelle ben note zone di Soave e Gambellara, i vignaioli del territorio intorno a Trissino erano soliti trattarla fondamentalmente come facevano col Cabernet, il che prevedeva una vinificazione con le bucce ed il risultato era un vino color oro destinato alle occasioni di festa.
Per cui l'dea di Marco, portata avanti con tenacia e determinazione, di rivalorizzare e reinterpretare queste varietà secondo una visione nuova del lavoro del vignaiolo, se all'inizio fu considerata audace, a conti fatti lo ha posto come apripista: in tempi non sospetti infatti ha puntato su due vitigni (e sulle loro lavorazioni naturali) che al tempo non incontravano l'interesse e gli apprezzamenti che riscuotono facilmente oggi.
Nel pieno rispetto del territorio e dei suoi ritmi biologici, Dalle Ore segue il rigido protocollo della "Regola della Valle dell'Agno", che sulla base degli antichi principi dell'agricoltura locale prevede il minimo intervento possibile.
In vigna la scelta è quella di garantire l'equilibrio naturale del suolo attraverso concimazioni organiche, senza ricorrere all'utilizzo di sostanze chimiche di sintesi, puntando solo su zolfo e rame, e lasciando debito spazio ai boschi circostanti. Le viti vengono allevate a Guyot e accompagnate da potature di qualità nell'ottica di ottenere basse rese ( circa 70 quintali per ettaro) e di conseguenza un ottimo prodotto finale. Il lavoro prosegue in cantina con la stessa filosofia attraverso pratiche di vinificazione naturali, mediante l'utilizzo di soli lieviti indigeni e riducendo allo stretto necessario il ricorso alla solforosa: una visione olistica per ottenere vini che esprimano al massimo la tipicità del terroir.
L'azienda si estende su una superficie di 22 ettari, dei quali 15 sono vitati, 1 impiantato ad ulivi ed i restanti lasciati al bosco e alla sua autogestione. I vigneti, a circa 300 mt slm, hanno un'esposizione a sud - sudest su un terreno basaltico sgretolato, che in questa propaggine della Lessinia risulta più argilloso. Le varietà coltivate sono : Durella, Garganega, Riesling, Pinot Grigio, Chardonnay, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Pinot Nero, a ognuno dei quali sono destinati meno di 2 ettari ad eccezione della Durella a cui se ne dedicano circa 4.
Con una produzione massima che si assesta intorno alle 80.000 bottiglie, l'azienda deve tuttavia fare i conti ogni anno con l'andamento climatico e gli eventuali capricci della natura: come nel 2019, quando le elevate precipitazioni a Maggio e maggiori percentuali di colatura (la caduta delle inflorescenze che non si sono trasformate in grappoli) hanno segnato un calo della produzione di oltre il 50%. E non è poco!
Ma i Dalle Ore non si perdono certo d'animo, anzi. Sempre al lavoro, su una superficie non piccolissima, con pochissima, ma validissima manodopera e con la collaborazione dell'enologo Franco Giacosa, continuano il loro naturale ciclo produttivo con convinzione e determinazione.
Arriviamo in azienda un pomeriggio di fine Novembre e veniamo accolti da Benedetta, la figlia di Marco, che ci racconta brevemente la storia dell'azienda intrecciandola con aneddoti e resoconti d'altri tempi. Scopriamo così che la collina in cui nel 2010 è stata scavata la nuova cantina fosse un tempo luogo di culto delle popolazioni celtiche della zona.
Iniziamo gli assaggi con la Durella, che lavorano solo nella versione spumantizzata perché altrimenti, come dice Benedetta, "verrebbero sprecate le caratteristiche particolari di questo vitigno".
E qui Dalle Ore ha voluto giocare con la storia: non solo puntando su un vitigno che rappresenta la tradizione vitivinicola della regione, ma altresì richiamando nel nome memorie di un antico passato.
Il CALESIO è uno VSQ Brut ottenuto con metodo Martinotti lungo.
Il nome è un omaggio al Duumviro ed Edile romano, Lucio Heio Calsaesio, la cui lapide fu rinvenuta nel 1938 sul greto del fiume Agno, nel territorio di Trissino, e che contribuì all'inserimento pacifico della nuova civiltà dominante: così il Calesio, sempre per citare Benedetta, è il Durello che mette tutti d'accordo, fraciacortisti, trentodocchisti e quanti altri.
Di colore giallo paglierino con riflessi dorati, presenta un perlage abbastanza fine.
Al naso si evidenziano profumi floreali con accenni di frutta a polpa bianca su una nota minerale costante e persistente che si ritrova anche in bocca, dove è secco, abbastanza sapido e dotato di grande e piacevole freschezza. Un vino di corpo. 12% vol.
Il TORQUE è lo spumante metodo classico pas dosè con almeno 36 mesi sui lieviti.
Nel nome si fa esplicito riferimento agli antichi monili celtici (la torque era la famosa e identitaria collana rigida portata anche dai guerrieri), di cui alcuni esemplari sono stati rinvenuti in seguito agli scavi archeologici che hanno interessato l'area.
Assaggiamo un 2015 ( 45 mesi sui lieviti) sboccato nel 2019: di colore giallo dorato luminoso caratterizzato per un perlage fine e persistente.
Al naso è intenso e abbastanza complesso: floreale e agrumato, si apre su sensazioni di burro e crosta di pane con accenni di zafferano e che risultano ben sostenute da una marcata nota minerale di grafite.
Al palato si presenta secco e sapido, stuzzichevolmente pungente, dalla freschezza scattante e minerale, croccante. Abbastanza morbido, è un vino equilibrato e di corpo, dotato di grande armonia.
13% vol.
Proseguiamo la degustazione passando ai bianchi fermi.
La GARGANICA, Veneto IGT, dopo fermentazione sulle bucce ed un periodo di macerazione di 30 giorni, affina 6 mesi sulle fecce fini
esprimendosi con un colore giallo ambrato luminoso che subito ammalia. Un orange dotato di buona consistenza e dai profumi intensi e complessi: floreale con richiami ai fiori d'acacia e di sambuco e dalle note agrumate che accompagnano un bouquet di frutti a polpa gialla, rivela sensazioni di albicocca disidratata, evolvendosi in sentori di frutta candita e sotto spirito. Non privo di una leggera speziatura e di una delicata fragranza vegetale, con un'evidente vena mandorlata, si muove su un piano minerale decisamente riconoscibile.
In bocca è secco e sapido, fresco e abbastanza morbido. Abbastanza caldo, nonostante il basso tasso alcolico, ha un finale lungo e avvolgente, regalando anche al palato quelle impressioni mandorlate e minerali incontrate in naso. Un vino equilibrato ed elegante, che esprime con veemenza una personalità complessa e suadente: difficile da dimenticare, dai profumi e sapori unici che sono senza dubbio condizionati dall'attività di vinificazione svolta in cantina.
Il PINOT GRIGIO è una DOC delle Venezie con fermentazione spontanea in acciaio.
Il 2018, giallo paglierino con riflessi verdolini e abbastanza consistente, si caratterizza per aromi floreali e fruttati che rimandano ai fiori d'acacia e a frutti a polpa bianca. Chiude il cerchio la particolare nota minerale che caratterizza i vini dell'azienda.
In bocca è secco e abbastanza sapido, spiccatamente minerale e con una buona acidità equilibrata dalla delicata morbidezza. Di corpo e persistente. 12% vol.
Col MAPPALE 77, Veneto IGT, abbiamo un uvaggio di Chardonnay (50%), Pinot Grigio (45%) e Riesling (5%),
fermentati separatamente e spontaneamente, poi accuratamente assemblati per rappresentare al meglio la personalità del territorio.
Beviamo un 2019: giallo paglierino dorato e luminoso con un naso intenso e complesso. Frutti a polpa gialla, come pesca e mango, dividono il parterre di odori con sentori floreali che spaziano dal biancospino ai fiori d'acacia con leggeri richiami alla camomilla. Il tutto coreografato da una nota minerale di grafite e polvere da sparo.
Al sorso risulta secco, sapido e fresco. Dalla decisa mineralità, è abbastanza morbido, di corpo e con sensazioni pseudocaloriche avvolgenti.
14% vol.
Il PINOT NERO, Veneto IGT, fermenta spontaneamente mediante lieviti indigeni e riposa in tini di legno per almeno un anno terminando l'affinamento in bottiglia.
E' il frutto di un "capriccio" se così si vuol dire, di Marco: una sfida che nasce dalla consapevolezza della difficile gestione di un vitigno che si caratterizza per una maturazione precoce, rivelandosi particolarmente sensibile al terroir e mettendo a dura prova vignaioli ed enologhi.
Il 2018 è di colore rosso rubino luminoso e con una buona consistenza.
Al naso è abbastanza fine: emergono subito aromi varietali con sentori fruttati di piccoli frutti rossi e floreali di viola, che si delineano su una vena minerale e speziata accompagnata da delicate note erbacee, evolvendosi verso sensazioni boisè e balsamiche man mano che il vino prende aria.
Al primo sorso, secco e abbastanza sapido, colpisce la trama tannica e la decisa freschezza. Ma mentre quest'ultima accompagna anche i sorsi successivi, i tannini hanno un'evidente propensione a levigarsi col tempo. Un vino dotato di buona struttura con grandi potenzialità di invecchiamento. 12,5% vol.
Proveniente da viti di oltre 50 anni, il CABERNET FRANC dopo fermentazione spontanea in tini di rovere da 40 hl, matura in botti da 30 hl per 24 mesi,
presentandosi di un rosso rubino intenso e scuro, con riflessi granati e dotato di buona consistenza.
Intenso e complesso, esprime al naso profumi fruttati, floreali e vegetali, con note minerali e speziate che vergono verso sensazioni boisè e tostate.
Al palato è secco e abbastanza sapido, dotato di buona freschezza e dai tannini decisi ma non allappanti che lasciano spazio ad una discreta morbidezza. Di corpo, è decisamente persistente lasciando in bocca un'avvolgente sensazione vinosa. 12,5% vol.
Le interpretazioni enoiche di Dalle Ore non rischiano certo di passare inosservate anche ad uno sguardo distratto: la qualità e la specificità dei vini, indissolubilmente legate alla tipicità dei vitigni (oltre che alle lavorazioni in vigna ed in cantina), si rivelano con eleganza a tutti i sensi che possiamo attivare nel degustarli.
La produzione dell'azienda non finisce con quanto da noi provato, ma prevede anche Cabernet Sauvignon, Chardonnay e Riesling in purezza. In più uno spumante, il KLOS, ottenuto da Cabernet Sauvignon con 48 ore di macerazione, fermentazione spontanea e spumantizzazione sur lie.
Merita poi attenzione l'idea di Marco di voler tornare ad impiantare Raboso Veronese, vitigno incredibilmente resistente che già trovò in queste colline terreno idoneo a esprimerne le diverse potenzialità espressive.
Attendiamo quindi che da queste terre emergano ancora una volta nuove testimonianze di un antico passato, a ricordarci quanto profondo e inscindibile sia il legame che tiene l'uomo radicato al suo territorio.