Parlare di vino veneto significa addentrarsi in un mondo, per non dire universo, decisamente ampio e variegato, dalle mille e più sfaccettature ed in continua evoluzione. In grado di coinvolgere i sensi e di incantare lo spirito, questo microcosmo si è espanso negli anni con velocità crescente, radicandosi fortemente nel substrato culturale ed emozionale di una regione che si posiziona per quantità prodotta (e consumata) ai primi posti in Italia.
Terra di antichissime tradizioni vitivinicole, il Veneto ha tuttavia patito il flagello della fillossera che colpì la viticoltura europea alla fine dell'800, dovendo ricorrere all'ausilio di varietà d'oltralpe che ne hanno modificato l'originaria platea ampelografica. Eppure alcune zone (specie quelle occidentali della regione) sono riuscite a conservare anche nel periodo post-fillosserico l'originalità dei propri vitigni, facendosi custodi e portavoce di un'unicità che col tempo ha acquisito sempre più coscienza di sé. Tra queste l'area collinare a sud di Vicenza, i Colli Berici, ha saputo sapientemente posizionarsi come punto di riferimento e baricentro nella produzione di vini di qualità e legati alle antiche cultivar, non allontanandosi da quel patrimonio storico delineatosi attraverso lo stretto rapporto che nel corso dei secoli, in queste colline, l'uomo ha avuto con la vite.
Il vitigno più diffuso della zona è la Garganega, ma a caratterizzare maggiormente i Colli Berici (la cui relativa Doc risale al 1973) è il Tai Rosso, vera e propria rarità enologica, con un patrimonio genetico pressoché identico a quello del Cannonau sardo, del Grenache francese e della Garnaccia spagnola.
Trova la sua massima espressione nel Barbarano - a circa 25 km da Vicenza - dove le sue origini non sono ancora certe: se è vero che il vitigno arrivò da Avignone ad opera dei canonici di Barbarano nel XIII secolo, leggenda vuole che sia stato importato nella prima metà dell'800 da un falegname di Nanto (VI) dopo aver prestato servizio presso l'esercito austro-ungarico a Tokaji in Ungheria. Inizialmente nominata uva del Marangon, con esplicito riferimento al mestiere dell'ex militare che ne aveva portato alcune talee, dal 1950 si avvarrà del termine Tokaji Rosso per poi passare nel 2007 alla dicitura Tai Rosso in seguito alla controversia legale originatasi dall'omonimia coi famosi vini ungheresi.
Tra le cantine che gravitano attorno all'unicità di questo vitigno, l'Azienda Agricola Pialli ha saputo inserirsi con discrezione e maestria in un comparto produttivo di altissima qualità, disegnando un'orbita in grado di valorizzare appieno, nel rispetto del retaggio storico di cui è erede, la singolarità del territorio di appartenenza.
Sita in Barbarano Mossano, l'azienda nasce nel 2001 dalla volontà di Alessandro Pialli (classe 1977) di riprendere in mano le vecchie aziende dei nonni Gregorio e Cìo (attive sin dagli anni 70 e che a fine '90 attraversarono un periodo di inattività), per riunirle in un unico progetto enoculturale che valorizzasse al massimo la personalità del vitigno simbolo dei Colli Berici: rinnova tutti i vigneti e procede verso la totale conversione al biologico. Dal sistema di allevamento a pergola passa a quello a spalliera e si dedica esclusivamente al Tai Rosso lavorando su bassissime rese, effettuando meno interventi possibili e preservando il naturale equilibrio del terreno, nel rispetto di una filosofia produttiva che ne salvaguardi la peculiarità.
Partito con una superficie vitata di 1,5 ettari, ne conta oggi 3,5 distribuiti su sei appezzamenti a circa 150 mt slm e diversi per terreno ed esposizione. Terre rosse e argillose, ma anche limose e basaltiche di origine vulcanica, che unitamente al clima della regione conferiscono ai vini carattere e personalità propri.
Per lungo tempo unica azienda monovarietale dei Colli Berici, ha implementato, circa 10 anni orsono, i propri vigneti iniziando a coltivare anche Garganega e arrivando ad una produzione che oggi si assesta sulle 13.000/ 15.000 bottiglie annue.
La semplicità e l'affabilità con cui Alessandro ci accoglie in cantina sono foriere di un carattere modesto e umile e dall'immediato impatto empatico, che rivela, discorrendo parola dopo parola, una determinazione ed una consapevolezza specifiche che incontreremo, sorso dopo sorso, nei suoi vini.
LA GARGHI, IGT Veneto, è un vino bianco da uve Garganega
raccolte con vendemmia frazionata ai primi e poi agli ultimi di Settembre e vinificate in acciaio attraverso fermentazione spontanea con pied de cuve preparato una settimana prima. Un 20% della massa affina poi in tonneaux.
Il 2019 è di colore giallo paglierino con riflessi dorati e abbastanza consistente, presentandosi al naso mediamente intenso, con profumi di frutta a polpa gialla e sentori floreali di fiori di camomilla, con spiccate note minerali ed un leggero tocco marsalato.
In bocca è secco e sapido, dalla discreta freschezza e decisa mineralità, equilibrato da una giusta morbidezza che ne esalta il corpo. 11,5% vol.
Il ROSSO CALBIN, Veneto IGT, rappresenta l'essenza del Tai Rosso qui interpretato in modo da valorizzarne l' espressione varietale.
Vendemmiato a metà Settembre e con una macerazione di 7 giorni, viene vinificato in acciaio con fermentazione spontanea e affinato in botti di rovere francese per 6 mesi.
Di colore rosso rubino leggermente scarico, regala al naso sensazioni fruttate e floreali che rimandano a piccoli frutti rossi, al ciclamino e alla violetta. Accenni vegetali accompagnano una leggera nota speziata, conservando inalterati i tratti giovani e varietali del vitigno.
Al palato è secco e sapido, dotato di buona freschezza e dai tannini non irruenti: un vino abbastanza morbido e persistente. 13,5% vol.
Dopo averci introdotto nel suo mondo con le interpretazioni base delle due varietà da lui coltivate, Alessandro alza decisamente il tiro conducendoci verso ellittiche più pronunciate e strutturate dove i profumi e i sapori tipicamente varietali volgono verso elaborazioni maggiormente complesse.
OMBRE D'AMBRA, Veneto IGT, è un bianco ottenuto da uve Garganega raccolte in vendemmia tardiva.
Macerazione per 2 settimane e fermentazione spontanea con lieviti indigeni cui segue affinamento in barrique per 15 mesi permettono di
ottenere un vino dal piacevole colore giallo ambrato che al naso rivela tutta la sua intensità e complessità.
Profumi floreali e fruttati, che virano verso aromi di frutta al forno e candita, su una marcata vena minerale, si accompagnano a sentori boisè e tostati con una delicata nota marsalata.
Al sorso è secco e sapido, dalla buona freschezza ben bilanciata da altrettanta morbidezza che ne fa un vino equilibrato ed armonico. Persistente e dalle sensazioni pseudocaloriche inaspettate per i suoi 12,5% vol.
Al CIO BACARO è riservata la DOC Colli Berici con riferimento alla sottozona "Barbarano", massima espressione del Tai Rosso.
L'uva viene raccolta in vendemmia tardiva tra la fine di Settembre e gli inizi di Ottobre, da un vigneto che guarda a sud e dalle basse rese per ceppo. Dopo 2 settimane di macerazione fermenta spontaneamente mediante lieviti indigeni, riposando successivamente in tonneaux per 18 mesi, cui seguono altri 12 mesi di affinamento in bottiglia.
Qui il rosso rubino volge verso riflessi granati, e si presenta con una buona consistenza.
Al naso è intenso e complesso esprimendosi con profumi fruttati, vegetali e speziati su una vena minerale ben identificabile. Fraganze boisè di vaniglia e sentori tostati che rimandano al tabacco si accompagnano a note animali di cuoio.
Al palato è secco, sapido e caldo; abbastanza fresco e dai tannini levigati : un vino morbido ed armonioso, di corpo e persistente. 14% vol.
Top di gamma dell' Azienda Pialli, il GREGORIO è un Barbarano Colli Berici DOC
ottenuto da uve rigorosamente selezionate: si pensi che in 20 anni ne sono state realizzate solo 6 annate per un totale inferiore alle 1000 bottiglie.
Appassimento naturale per un mese, 3 settimane di macerazione in legno, affinamento in tonneaux per 3 anni ed ulteriori 2 mesi in bottiglia, sono propedeutici ad un vino di grandissima personalità e carattere che difficilmente si fa scordare.
Di colore rosso aranciato e dalla marcata consistenza, il 2015 si offre al naso con un bouquet particolarmente intenso e assai complesso. I profumi fruttati spaziano dalla confettura alla frutta al forno e sotto spirito, accompagnati da una fragranza vegetale immediatamente riscontrabile. Dalla decisa mineralità e speziatura, con accentuati sentori vinosi e boisè di vaniglia, burro e mou, si apre su evidenti note tostate di tabacco e fave di cacao che evolvono verso profumi più animali di cuoio e pelle bagnata.
In bocca esplode con tutta la sua potenza: un vino secco e decisamente caldo, sapido e abbastanza fresco non tradisce una buona morbidezza, sostenuta dai tannini elegantemente levigati. Robusto, di grande struttura, persiste piacevolmente a lungo avvolgendo tutto il palato. 16 % vol.
A questo punto risulta evidente che il percorso degustativo su cui con destrezza ci ha condotto Alessandro si è rivelato di particolare utilità per meglio conoscere e comprendere le potenzialità enoiche di un territorio, quello dei Colli Berici, e di un sistema produttivo che orbita intorno al centro gravitazionale di un vitigno tipico e specifico quale il Tai Rosso.
Tra i propositi futuri c'è l'elaborazione di un passito da Garganega che già dal 2017 riposa in legno e per il quale dobbiamo aspettarci piacevoli sorprese.
Nell'ottica dell'ospitalità, merita almeno un cenno veloce il progetto Relais Nonno Fiore con cui l'azienda soddisfa da alcuni anni la volontà ed il piacere di far conoscere al meglio la propria terra.
Ricavato, dopo un restauro conservativo, da un'antica stalla appartenente ad un edificio risalente al 1500, l'elegante struttura ricettiva è dotata di quattro camere matrimoniali, cucina, ampio salone con un incantevole camino ed è fornita di sauna e di un ampio giardino con idromassaggio che si affaccia sui vitigni, dando la possibilità ai suoi ospiti di vivere esperienze sensoriali ed emotive a tutto tondo.
Per concludere, mi pare quanto mai evidente che la caparbietà e la fiducia con cui Alessandro Pialli si è approcciato in tempi non sospetti ad una visione monovarietale e naturale del vino, vada ben oltre il vezzo attuale di perseguire filosofie enoiche "spinte" che soddisfino la moda di un momento, ma rappresentino la coscienza e la consapevolezza di una propria personalità, frutto di un retaggio storico ancora ben radicato.
Seguendo in prima persona ogni fase lavorativa in vigna come in cantina, nel dovuto rispetto degli equilibri che storicamente hanno legato l'uomo ai Colli Berici, è riuscito a proporre prodotti di gran qualità senza tra l'altro cadere in logiche di mercato che ne falsassero i prezzi.