sabato 16 maggio 2020

Azienda Agricola DO LINE | VIeNIinviaggio.it

 Puoi guardare l'incontro in vigna con Nicola Rigo su You Tube

                                                                



Il vigneto che si affaccia sulla Val di BarcoAttiva dal 2016, l'Azienda Agricola Do Line di Nicola Rigo rappresenta una delle nuove realtà vitivinicole dei colli vicentini con maggiore potenzialità espressive, sia nel breve che nel lungo periodo. 
La cura ed il rigore a cui Nicola ha improntato la sua visione del vino sono mirate ad una valorizzazione non tanto di un territorio che ha ormai sempre più coscienza di sé, quanto piuttosto a ciò che quel territorio può offrire (acqua, ventilazione ed esposizione solare, in primis), di concerto con un utilizzo scrupoloso e responsabile del terreno, attraverso pratiche biologiche e biodinamiche, sì da creare vini che sono espressione del suo carattere e della sua personalità.
Vini naturali quindi, ma che non ricercano attraverso pratiche spinte di vinificazione  quell'esasperazione del concetto di vin natur che ormai, si corre il rischio, sta diventando  più un trend commerciale che un modello per una filosofia enologica intelligente e pulita.




Vista dall'alto del vignetoVeduta dall'alto del vigneto
                                 
         
Particolare dei filariCon un'esposizione totale a sud, la vigna si estende su una superficie di circa mezzo ettaro ricavata all'interno di un'area boschiva a 350 Mt. slm, su un territorio collinare-montagnoso caratterizzato da formazioni carsiche di origine vulcanica che si sovrappongono a depositi calcarei e marnosi ricchi di fossili marini. Un vero e proprio Clos insomma, delimitato però in questo caso non dai classici muri, ma dalla presenza di un bosco al quale bisogna costantemente opporre le proprie energie ed il proprio sudore per impedirne l'avanzare indiscreto e invasivo a discapito del vigneto. Un terreno sassoso su cui le viti crescono su 42 filari distribuiti su sette terrazzamenti con 40 Mt. di dislivello, rendendo spesso più duro il lavoro di Nicola, ma che attraverso tecniche di sovescio (pratica agronomica di concimazione vegetale attraverso l'aratura e l'interramento di apposite colture),
 ed una somministrazione mirata e responsabile dell'acqua (che arrivando in profondità spinge i lieviti ad andare a prendersi il meglio il più in basso possibile), permette di avere un suolo ricco di vitalità e viti più resistenti e sane; il tutto nel pieno rispetto delle piante e di quanto a esse necessario. 




Arrivare su in vigna significa percorrere stradine strette e immerse nel verde della vegetazione circostante, attraverso  colline che dolcemente disegnano un paesaggio ben lontano dall'essere brutalizzato da dinamiche di urbanizzazione incontrollata; raggiungiamo così Montepulgo, sul crinale che divide la valle dell'Agno dal territorio di Malo e Isola Vicentina. Superfluo rimarcare la bellezza del paesaggio che ci si prospetta dinanzi.


Veduta della valle dell'Agno dal crinale della tenuta
Nicola Rigo, classe 1978, ci accoglie con un  grande  sorriso e con quell'espressione di chi, si vede, prova orgoglio per quanto sta facendo e per come lo sta facendo! Lontano dal ricercare un iper produttività e puntando sulla ricerca della qualità nel rispetto di quanto ha a disposizione per meglio valorizzarlo, volge la sua attenzione alla realizzazione di un prodotto che non sia frutto di ricerche di mercato o di un tentativo di assecondare la tendenza di una determinata clientela . E questo anche con inevitabili conseguenze su costi e redditività. Ma per fortuna, mandando avanti il lavoro che già aveva da prima, si può permettere la scelta coraggiosa di seguire la propria visione trasmettendo al vino quella forza di carattere e caparbietà che lo caratterizzano.


                                                              
Particolare dei terrazzamenti
Vitigni internazionali, il Cabernet Sauvignon ed il Sauvignon Blanc,  coi quali Nicola si è confrontato puntando sulle loro potenzialità espressive e di adattamento in un territorio come quello vicentino. Al primo è dedicato l'intero vigneto, mentre per il secondo ricorre ad apporto esterno provvedendo però di persona alla vendemmia.



E veniamo al vino allora!

L'angolo dedicato all'assaggio dei vini
L'angolo che il padrone di casa dedica all'assaggio dei suoi vini non poteva che essere in linea con la grandezza del vigneto e con quanto percepito sin dal nostro primo arrivo. Una grossa botte in legno a cielo aperto, sul finire del crinale che si affaccia sulla Val di Barco, ci fa da appoggio e da centro gravitazionale per la degustazione. Una piccola casetta affianco, dotata di tutto il necessario, offre comunque la possibilità, per chi volesse, di eventuale riparo o maggior raccoglimento.


Iniziamo con il Prima o Poi, 

Vino bianco Prima o Poi

un Sauvignon Blanc che dopo pressatura soffice fermenta spontaneamente con lieviti indigeni, svolge malolattica e affina successivamente in tonneaux da 500 litri esauste. Nell'ottica di Nicola vuole essere un vino d'entrata, sia da un punto di vista economico che di approccio a quanto poi verrà espresso con gli altri vini. Un vino più semplice quindi, in grado di mettere curiosità su quanto poi ci darà col Cabernet Sauvignon, ma soprattutto capace di sdoganare un vitigno internazionale che ultimamente è sempre più omologato e spinto verso profumi e sentori ruffiani e piaccioni. Ed ecco che vien fuori un vino pulito, lavorato  in boisé, che se al naso è più facilmente riconoscibile, in bocca è capace di esprimere tratti specifici e distintivi inaspettati. Un vino che come gli altri due è stato pensato da Nicola come propedeutico al cibo, e che giocando sulla temperatura di servizio, può essere apprezzato sia in aperitivo che in accompagnamento durante il pasto: nato quasi per gioco, si prefigge di regalare ogni anno esperienze diverse. Sapidità e mineralità con una freschezza equilibrata dalle marcate note vanigliate dovute all'affinamento in botte, rafforzano la semplicità con cui questo vino riesce a manifestare la sua complessità gusto-olfattiva e  che non stanca e non annoia. Bevendolo si mette in discussione il vitigno che c'è dentro e meglio si capisce lo spirito con cui si è svolto il lavoro in campagna e dal quale quei risultati tanto aspettati sono poi arrivati. Un vino, come i prossimi due che andremmo a provare, probabilmente non facile da bere, per chi è abituato ai vini tradizionali, ma che allo stesso tempo non si spinge oltre avventurandosi in pratiche enologiche esasperate. Nicola ci consiglia di berlo ad una temperatura ambiente di non oltre 12-13 °C, rimarcando il concetto che un vino andrebbe prima conosciuto alla temperatura per cui è stato concepito dal produttore, per poi allargare o stringere a seconda dei gusti e del contesto. Un vino che non vuole spiccare troppo per la sua acidità, ma che ci permette di non subirne e patirne la mancanza.
Prezzo a bottiglia € 12,90

Vino orange Tim

Proseguiamo la nostra degustazione col Tim,


un Cabernet Sauvignon vinificato in bianco dopo una raccolta delle uve leggermente in anticipo rispetto alla maturazione completa.  Dopo la pressatura soffice ed una notte in acciaio (dove avviene una sfecciatura leggera per precipitazione) fermenta spontaneamente per mezzo di lieviti indigeni in botti esauste da 500 litri, svolgendo anche malolattica. Di un color ramato che richiama il melone, volgendo decisamente verso l'orange, si presenta con una buona complessità di naso, distinguendosi per mineralità e marcate note boisé. In bocca risulta secco e sapido, con un buon equilibrio tra freschezza e morbidezza. Dotato di buona struttura, con un corpo da non sottovalutare, può reggere tranquillamente il confronto oltre che con il baccalà alla vicentina, con un buon piatto di lumache o di trippe, evidenziando la sua versatilità sul  negli abbinamenti. 
Prezzo a bottiglia € 15,90


E terminiamo questo percorso degustativo col Nardo,

Vino rosso Nardo

sempre da Cabernet Sauvignon, questa volta raccolto a piena maturazione intorno a metà Ottobre grazie ad una selezione delle uve resa possibile dalla precedente raccolta destinata alla creazione del Tim; diraspato poi con acino intero e lasciato a macerare per una ventina di giorni. Dopo di che una metà circa della massa fa acciaio, mentre l'altra metà fermenta nelle botti esauste dove precedentemente si è lavorato il Cabernet per il Tim (che al Nardo risulta quindi essere preparatorio a tutti gli effetti).
Di un rosso rubino intenso, preannuncia potenziali evoluzioni dell'aspetto visivo, regalando al naso una complessità e intensità dove ben si equilibrano gli aromi fruttati e vegetali con quelli più speziati e rotondi tipici del legno. Secco e sapido in bocca, denota una buona  mineralità e discreta freschezza, rivelando dei tannini inizialmente decisi e marcati ma pronti, con l'aprirsi del vino, a rientrare tra i binari di un equilibrio armonico totalmente in linea con la visione di Nicola. Senza dubbio un vino con ottime potenzialità di invecchiamento. Noi abbiamo bevuto un 2018 e sono certo tra 5/7 anni (e ancor di più) potrà rivelarci una personalità nuova e ancora più marcata.  
Prezzo a bottiglia 18,90


Momento di relax con Nicola Rigo
Insomma, un'esperienza questa vissuta nell'Azienda Do Line, che oltre ad averci permesso di vedere e conoscere  le difficoltà ed il duro lavoro che risiedono dietro la gestione e la cura di una vigna secondo una filosofia improntata al rispetto e alla valorizzazione di quanto offerto dalla natura, ci ha altresì  condotto all'interno di un viaggio degustativo dove i tre vini sono  pensati in maniera propedeutica l'uno all'altro secondo un percorso che partendo dal Prima o Poi arriva al Nardo passando per il Tim.
Vini fatti per far bere gli amici come dice Nicola, e per permettere un facile ma mirato approccio ad un prodotto che puo' esprimere diverse e complesse sfumature pur preservando la sua semplicità.


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